L’attuale flat tax, è una misura che contiene molti effetti distorsivi per il mercato del lavoro.

RIFLESSIONE DEL COORDINATORE DELLA SEGRETERIA NAZIONALE CONF.I.AL. BENEDETTO DI IACOVO

La flat tax introdotta con la Finanziaria 2019, è una misura che potenzialmente contiene molti effetti distorsivi per il mercato del lavoro. L’obiettivo principale di abbassare il livello di tassazione per i piccoli imprenditori viene in realtà vanificato dai rischi distorsivi del mercato. Un primo effetto distorsivo è quello dello spiazzamento del lavoro dipendente e parasubordinato.  Il regime fiscale introdotto con la flat tax è estremamente conveniente e la fascia di applicazione è quella tipica delle prestazioni professionali rese individualmente. Su questo confine incerto si trovano tutta una serie di attività e di lavori che possono essere legittimamente considerate sia lavoro autonomo sia lavoro subordinato o parasubordinato. Questa misura riduce la tassazione complessiva del lavoro autonomo a circa un terzo di quella relativa al lavoro subordinato o parasubordinato (da una tassazione complessiva superiore al 45%, includendo gli aspetti previdenziali, per il lavoro subordinato o parasubordinato, si passa ad una tassazione del 15% totale). Di questa riduzione beneficiano sia il datore di lavoro, sia il prestatore di lavoro, in questo caso a partita iva. Ci troviamo quindi nel caso di una doppia convenienza che probabilmente darà origine nei primi mesi del 2019 ad una trasformazione di molte posizioni di lavoro subordinato o parasubordinato in prestazioni autonome rientranti nell’ambito di applicazione della flat tax. Questa misura, inoltre, libererebbe le imprese dagli oneri connessi con il lavoro a tempo determinato introdotte con il cd. Decreto Dignità. L’effetto congiunto di tutte queste convenienze porterà le imprese e i lavoratori a scegliere il meccanismo della partita iva nei limiti previsti dalla flat tax per regolare i loro rapporti di lavoro. L’imprenditore diminuirà il costo del lavoro e il lavoratore (a partita iva)vedrà crescere il suo salario netto.

A perdere sarà l’erario che vedrà diminuire il gettito e a perdere sarà la tutela complessiva del lavoro che vedrà abbassarsi il livello di sicurezza e di regolarità dell’attività lavorativa.

Questa misura inoltre produce un incentivo al sommerso e all’evasione fiscale. Poiché il requisito per accedere alla misura è basato sul reddito dell’anno precedente con una soglia di 65.000 euro, molti professionisti sceglieranno di rimanere al disotto della soglia o posticipando l’emissione delle fatture o evitando di emettere fattura per alcune prestazioni, aumentando il livello di sommerso.

Infatti, con il nuovo regime fiscale della flat tax al 15% sulle partite Iva individuali – introdotto dalla Legge di Bilancio 2019 – il prestatore d’ opera che emetta fattura al committente, ha un vantaggio fiscale rispetto al lavoratore subordinato a parità di reddito lordo. I lavoratori dipendenti con una retribuzione lorda annua compresa fra 35mila e 80mila euro, qualora stacchino fattura da lavoratori autonomi, rinunziando ad un contratto di subordinazione, avranno un incremento del compenso pari al 30% in più. A quantificare con precisione la differenza, compilando una tabella suddivisa in 18 scaglioni di retribuzione lorda annua, è stato Eutekne.info, il portale d’ informazione dei commercialisti italiani, che così commenta: “l’ ampliamento della flat tax per le partite Iva individuali al 15% a decorrere dal 2019 per fatturati fino a 65.000 euro annui e l’ introduzione di quella al 20% a decorrere dal 2020 per fatturati annui compresi fra 65mila e 100mila euro», conviene farsi inquadrare come lavoratore «autonomo con partita Iva invece che di dipendente o collaboratore parasubordinato”.

Come si può evincere gli effetti distorsivi di questa misura, in assenza di reali strumenti di contrasto, ne vanificano totalmente gli effetti positivi per il sistema economico. Si utilizzerà quindi la flat tax per mascherare lavoro subordinato e nel contempo molti professionisti saranno incentivati ad evadere per non superare la soglia di applicazione della flat tax.

Quando si progettano le politiche di incentivazione occorre tenere molto in conto gli effetti distorsivi e prevedere eventualmente degli strumenti di controllo. Cosa che è completamente mancata in questo caso, aprendo il campo ad una serie di comportamenti da parte delle imprese e dei lavoratori che snatureranno i buoni propositi della misura.

La flat tax non è la “grande riforma fiscale” teorizzata dal governo a beneficio a tutti i ceti sociali, compresi quelli meno abbienti. Essa, in realtà, non farà altro che privilegiare una categoria assai ristretta di redditi medio-elevati, incrementando quel processo di erosione della progressività delle imposte, previsto peraltro dalla nostra Costituzione, già in atto da tre decenni, che costituì uno dei paradigmi della “reaganeconomics”, A ben vedere, la flat tax è il tentativo di un pezzo di classe dominante di uno strisciante nuovo neoliberismo, a discapito solo ed unicamente dei lavoratori dipendenti e dei pensionati e, in generale, del ceto medio, sia in termine di maggiore onere fiscale sostenuto, che in termini di minor welfare che sarà causato dalla riduzione delle entrate, che, a sua volta, aumenterà il costo del servizio del debito pubblico.

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