INTERVISTA A, BENEDETTO DI IACOVO, SEGRETARIO GENERALE CONFIAL “UN SINDACATO DI COMUNITÀ PER GOVERNARE L’ECONOMIA 4.0”

Segretario Di Iacovo, qual è il significato oggi della Festa del Lavoro?

Nella storia del movimento dei lavoratori il Primo maggio riporta alla memoria la potenza dell’iconografia novecentesca della nascita, dello sviluppo e dell’affermazione del movimento dei lavoratori, con le tante conquiste realizzate. Il primo maggio quale giornata internazionale del lavoro, affermatasi nel tempo come un ideale, un mito, un simbolo: un giorno attorno a cui i lavoratori di tutto il mondo si sono sempre riconosciuti.

Ma quella del 2023 è stata una Festa del Lavoro ripiegata su se stessa, a causa dell’incertezza sociale che incombe.

Quali sono le radici storiche e culturali della Confial?

La Confederazione Italiana Autonoma Lavoratori èun’organizzazione confederale a carattere nazionale, che ha le radici culturali nella tradizione democratica, riformatrice ed europeista del sindacalismo italiano, con una visione comunitaria che vuol tenere in equilibrio lo scenario generale con le istanze dei territori. La Confial nel 2023 ha celebrato il decennale della sua fondazione, con una cerimonia tenutasi al Senato della Repubblica, il 21 marzo scorso, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni, del mondo economico e sociale, di leader storici del sindacalismo italiano, come Giorgio Benvenuto, da sempre il mio mentore.

Come è presente la Confial nel mondo del lavoro?

La CONF.I.A.L. è radicata in tutte le regioni e in 90 province, nelle più importanti categorie produttive, del terziario e del settore pubblico, con importanti patti federativi e di adesione di altri sindacati, che ha sottoscritto 22 contratti collettivi nazionali di lavorodepositati presso il CNEL, con numerosi rappresentantidi base nelle aziende private e negli uffici pubblici, con una struttura reticolare che offre servizi e assistenza ai cittadini.

Quale è stata la proposta della Confial per questo maggio ?

Siamo in presenza di un nuovo e più intenso processo di innovazione tecnologica, che scuote anche il mondo del lavoro, attraverso velocissimi processi di automazione e robotizzazione.
La diffusione dei sistemi di intelligenza artificiale, delle tecniche di apprendimento dei computer della robotica,certamente agiranno ancora e con maggiore intensità per trasformare i processi lavorativi e le azioni umane, automatizzandoli sempre di più.
Con il progresso della tecnologia, è indubbio che certiruoli lavorativi siano destinati a diventare obsoleti, ma non saranno l’intelligenza artificiale, l’automazione e la robotica a sostituire e mai – completamente le persone!
In altre parole, il futuro del lavoro sarà popolato da una tecnologia impiegata e implementata dall’uomo che la dovrà, intanto governare, quindi sapere utilizzare e adattarla alle esigenze umane per trarne ogni beneficio.
La CONF.I.A.L. pur avvertendo sui rischi che l’innovazione, la robotizzazione e l’intelligenza artificiale possano continuare a sottrarre lavoro alle persone, respinge ogni neoluddismo, ritenendo che le competenze umane sono uno dei molti modi in cui la nuova tecnologia cambierà la forza lavoro. Bisogna investire in formazione continua e valorizzare le “competenze liquide” e il sindacato deve rilanciare sui temi della partecipazione sindacale in azienda.L’Economia 4.0 può costituire una risorsa per il mondo del lavoro, ma è necessario modificare il sistema dei diritti sociali e il welfare, estendendoli a quel mondo del lavoro che pur non essendo subordinato, abbisogna di tutele e rappresentanza, nel quadro di una visione comunitaria. Per questo proponiamo uno “Statuto per tutti i lavori”, capace di tenere conto di questi cambiamenti. Lo Statuto dei lavoratori si è dimostrata, per lepoca nella quale è nato, una legge regolatoria formidabile per la difesa e la tutela dei diritti. Ma non ve dubbio che dopo 53 anni qualcosa va cambiata, per così come sono cambiate le modalità di lavoro nellera dellautomazione, della robotica, lintelligenza artificiale, del metaverso. Una su tutte: il divieto di controllo dei lavoratori tramite telecamere. Bene se oggi un lavoratore si sposta dalla sala produzione al bagno, tramite le geolocalizzazioni o watsapp, chiunque può vedere dove si trova quella persona. Quindi già questo divieto diventa anacronistico o addirittura inutile. Ma questo è solo un esempio per evidenziare e sostanziare che lo statuto dei lavoratori è superato, non perché non cè più bisogno di tutele o perché sia finito lo sfruttamento, ma perché sono cambiate in maniera profonda le condizioni e le modalità di lavoro e quindi gli stessi cicli produttivi e del modo di produrre.

Qual è il giudizio della Confial sul “Decreto-lavoro”, varato dal Governo proprio il I maggio ?

Siamo in un’ ”economia di guerra” nello scenario globale, aggravato dall’improvvida decisione della Banca Centrale Europea di aumentare i tassi di interesse, comprimendo così la base monetaria e quindi i consumi, soprattutto delle fasce più deboli della popolazione. Positiva è la riduzione del cuneo fiscale, che però deve diventare strutturale. Non è apprezzabile, invece, la sostanziale liberalizzazione dei contratti a termine, che farà aumentare la precarietà. E’ necessario, mettere in capo altri provvedimenti, come la tassazione degli extra-profitti. Inoltre, è necessaria una legge sul salario minimo legale e una per la tutela dei lavoratori in piattaforma come previsto da due recentissime direttive europee, la rideterminazione della progressività dell’imposte per favorire i redditi più bassi, flat tax per le pensioni sino a 40 mila euro, mentre a fronte dell’abolizione del reddito di cittadinanza, la CONF.I.A.L. aveva proposto di varare un’unica misura assorbente il rdc, l’indennità di disoccupazione e quelle per cassa integrazione e licenziamenti collettivi, da erogare per 48 mesi anche quale strumento di politica attiva per il lavoro, connessa cioè al passaggio dallacondizione di disoccupazione involontaria all’impiego.

E’ sul piano dei rapporti con le parti sociali?

La CONF.I.A.L. ritiene indispensabile il dialogo sociale, a patto che il governo non riproponga un rapporto solo con alcune sigle sindacali, i cosiddetti soliti noti. Nessuno disconosce il ruolo importante svolto nel passato dalle confederazioni cosiddette “storiche”, ma oggi il panorama sindacale è mutato e c’è un diffuso pluralismo, sia nella rappresentanza del mondo del lavoro che di quello datoriale e, quindi, questo deve essere riconosciuto anche dalle istituzioni, a cominciare dal nuovo governo, facendo sì che si riparta dai luoghi di lavoro, dove si deve misurare la rappresentanza effettiva e non solo quella acquisita a livello nazionale in senso generale.

Quali sono le proposte della Confial su rappresentanza e rappresentatività ?

Le attuali regole sono ferme al passato, al 900. E’ necessario pensare a definire un nuovo sistema regolatorio su tale delicato aspetto, che non può essere autogestito solo da alcune parti sociali, con gli accordi interconfederali espressione di ordinamenti intersindacali non più rispondenti al diffuso pluralismo sociale. C’è bisogno di un legge di attuazione, secondo il diritto vivente, dell’art. 39 della Costituzione su rappresentanza, rappresentatività e contrattazione collettiva, per eliminare anti-storiche posizioni di privilegio di alcune organizzazioni dei lavoratori e dei datori, che si auto-legittimano senza alcuna verifica sul piano della rappresentatività e che vorrebbero funzioni di esclusività contrattuale, inibendo i principi sanciti nella nostra Carta fondamentale di libertà e pluralismo sindacali. Un segnale positivo sarebbe un decreto-legge stralcio di riforma dell’art. 19 dello Statuto dei lavoratori, per abolire le rappresentanze di nominasindacale nelle aziende private, consentendo, così come avviene nel pubblico impiego, dove di recente si è votato, solo ai lavoratori di scegliere i propri delegati su liste presentate da tutte le organizzazioni presenti in azienda, anche se non firmatarie del contratto collettivo che si applica in quel luogo di lavoro.
E’ necessaria la fine di logore concezioni monopolistiche della rappresentanza sociale, che sul piano sindacale ripropongono un vecchio schema novecentesco: l’antagonismo da una parte e il consociativismo dall’altra, che per il XXI secolo la CONF.I.A.L. vuole superare con il sindacalismo di comunità, per governare il cambiamento epocale che stiamo vivendo.

Intervista a cura dellUfficio Stampa Confial

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