Convegno “Mezzogiorno Federato”. La posizione della Confial

L’INTERVENTO DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA CONFIAL, BENEDETTO DI IACOVO, AL CONVEGNO SU “MEZZOGIORNO FEDERATO”
E’ intervenuto al convegno su “Mezzogiorno federato”, svoltosi all’Hotel Universo a Roma, il segretario generale della Confial Benedetto Di Iacovo – presenti il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, quello del Lavoro Andrea Orlando, la viceministra alle Infrastrutture e alla Mobilità Teresa Bellanova, il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, gli onorevoli Claudio Signorile, Salvatore Grillo e Claudio Martelli, i professori Aurelio Misiti e Andrea Piraino – che ha ribadito l’esigenza per il Sud di essere uno degli assi strategici della ripartenza dell’economia nazionale ed europea.
Per il leader del sindacalismo comunitario rappresentato dalla Confial, che ha partecipato all’importante meeting con il prof. Maurizio Ballistreri responsabile dell’Istituto di Studi sul Lavoro della Confederazione, “non serve declamare che il Mezzogiorno è una priorità nell’ambito del PNRR, ma è necessario tradurre le affermazioni in interventi concreti, dando priorità nell’ambito della quota del 40% delle risorse assegnate dall’Unione Europea all’Italia, a grandi progetti integrati, per infrastrutture materiali, come porti, aeroporti, strade, autostrade e alta velocità, e immateriali, in primo luogo digitali, consentendo l’accesso gratuito ai giovani al wi-fi.  Occorrono inoltre azioni promozionali quali il credito agevolato, la fiscalità di vantaggio e la lotta alla criminalità organizzata e al lavoro irregolare, quest’’ultimo da debellare anche attraverso il salario minimo legale. Salario che dovrà essere preso a base per la contrattazione collettiva, senza altri lacciuoli, come ad esempio quello di legare ciò alla firma delle sole organizzazioni comparativamente rappresentative a livello nazionale, cosa che andrebbe a violare i principi di libertà e pluralismo sindacali, sanciti dall’art 39 della nostra Carta Costituzionale”.
Nonostante le criticità che ancora il Mezzogiorno fa registrare e considerazioni politiche e visioni e retaggi del passato a parte, come si fa a non considerare che con un PIL complessivo di 350 MLD di euro, Una popolazione residente che ammonta a 19.865.800 cittadini; quasi 6 milioni di occupati; oltre 1 milione di imprese e più di 40 MLD di euro di merci esportate, il sud, nonostante tutto, resta una realtà economica di assoluto rilevo e che il suo potenziale di crescita, ancora inespresso, rappresenta, comunque, una leva ancora sottoutilizzata per la ripartenza economica, al netto di pandemia e guerra.
Per questa moderna prospettiva meridionale, secondo Di Iacovo “fondamentale è la realizzazione del Ponte sullo Stretto con i tempi di realizzazione del ponte “Morandi” di Genova, quale grande opera strategica non localistica ma di natura transeuropea, che l’Unione Europea sostiene come priorità nell’ambito del Corridoio Scan-Med, che da Helsinky si svilupperà sino a Malta, e che può consentire al nostro Mezzogiorno di divenire davvero la piattaforma logistica e integrata euromediterranea”.
Secondo il segretario generale della Confial “ è necessario, però, che ci sia un diverso approccio delle classi dirigenti del Sud alla ‘nuova questione meridionale’, fondato su una diversa e moderna cultura di governo, in grado di realizzare quel riformismo pragmatico di modernizzazione di sistema del nostro Meridione, impendendo la fuga dei giovani dai territori meridionali, che subiscono così un sistematico depauperamento di conoscenze e intelligenze”.L’Europa può vincere la sfida anche sugli approviggionamenti energetici solo attraverso l’Italia e specificatamente attraverso il sud, facendolo diventare l’Hub energetico principale dell’Europa, stante la decisione di affrancarsi dal gas e dal petrolio russi a causa della guerra di Putin in Ucraina. Per questo serve un nuovo regionalismo.
Anche per questo non si può non evidenziare che forse è giunto il tempo di ripensare le Regioni in una dimensione MACRO, non immaginandole più come una nuova statualità, ma come Aree Policentriche, capaci di mettere al centro la propria storia, la loro vivace cultura, le loro economie, i loro sistemi di sviluppo locale.
Bisogna sforzarsi più a fondo per capire la società meridionale, per diventarne, a nostra volta riconoscibili soggetti del cambiamento. Ecco il vero significato dell’autonomia regionale e la rivisitazione delle stantie politiche meridionaliste fallite.
E’ anche così che si superano l’attuale autosufficienza e approssimazione, divenute spesso concorrenza con lo Stato centrale sulle stesse materie, quindi autoreferenzialità.
Per questo bisogna saper leggere, osservare e studiare approfonditamente la società meridionale, aggiornando le chiavi di lettura sinora in uso, per meglio interpretarne i bisogni, quindi formare i gruppi dirigenti politici e soprattutto quelli del governo delle autonomie locali, rendendoli di per se autorevoli e dotati di cultura di governo, sganciandoli da logiche correntizie amicali.
Questo salto culturale farà la differenza tra il vecchio e il nuovo meridionalismo.
Roma – 22/05/2022
L’Ufficio stampa della Confial Nazionale

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