INCONTRO SULLE POLITICHE DI CONTRASTO Al LAVORO IRREGOLARE IN CALABRIA.

Le politiche di Contrasto al Sommerso alla luce anche della programmazione 2021-2027 è stato oggetto di un incontro fra l’Assessore al lavoro della regione Calabria Giovanni Calabrese, il Presidente della Commissione per il Contrasto alla Criminalità Organizzata Pietro Molinaro e Benedetto Di Iacovo, Segretario Generale Confial Nazionale, espetto politiche del lavoro e già Presidente della Commissione regionale della Calabria per il Lavoro non Regolare.
I dati importanti sono contenuti nell’XI Rapporto predisposto proprio da Benedetto Di Iacovo, esperto di politiche di contrasto al sommerso e da Domenico Marino, docente di economia presso Unimediterranea di Reggio Calabria.
L’economia «non osservata» in Italia si stima sia intorno ai 210 miliardi di euro, mentre il lavoro irregolare vale 77 miliardi, ossia il 37,3% del totale. Lavoro irregolareche incide per circa il 20 % sul valore aggiunto del settore agricolo. In Calabria coinvolge più del 20% del mercato del lavoro. Le distorsioni prodotte nel mercato del lavoro per effetto di irregolarità, lavoro nero, grigio o in elusione, è la maggiore mortificazione del valore sociale del lavoro e questo riguarda anche le nuove marginalità, sociali per le categorie svantaggiate nel mercato del lavoro, quali disabili ed immigrati. Lo sviluppo della Calabria e di ogni comunità, deve basarsi e fondersi, appunto, sul lavoro e questo può avvenire anche attraverso la promozione di una nuova “cultura sociale” del lavoro stesso che sia, al contempo, il concreto antidoto alla povertà e che contenga, intrinsecamente, requisiti fondamentali di dignità, gratificazione, non sfruttamento, sicurezza, giusta remunerazione.
È stato evidenziato come la questione della riduzione del sommerso sia, quindi, più complessa e radicata ed sia influenzata da una serie di fattori interconnessi:
1. Cultura: La Calabria ha una lunga storia di economia informale e il lavoro nero è spesso visto come una parte normale dell’economia locale. Cambiare questa percezione culturale richiede tempo e sforzi significativi.
2. Disoccupazione e povertà: Con elevati livelli di disoccupazione e povertà, molte persone si rivolgono al lavoro nero come unica fonte di reddito. Senza alternative economiche valide, è difficile eliminare questa pratica.
3. Criminalità organizzata: La presenza di organizzazioni criminali può influenzare le attività economiche locali, compreso il lavoro nero. Queste organizzazioni possono ostacolare gli sforzi di regolamentazione e controllo.
4. Debolezza delle istituzioni: Oltre ai controlli insufficienti, c’è anche un problema di efficacia e capacità delle istituzioni di far rispettare le leggi e di offrire alternative economiche e occupazionali.
5. Burocrazia e costi elevati: La burocrazia e i costi elevati associati all’assunzione legale possono scoraggiare gli imprenditori dall’assumere legalmente, preferendo il lavoro nero.
6. Percezione del rischio e delle conseguenze: Se la percezione del rischio di essere scoperti e delle conseguenze è bassa, sia i datori di lavoro, che i lavoratori possono essere più propensi a ricorrere al lavoro nero.
La riduzione del lavoro nero in Calabria, è stata una delle conclusioni dell’incontro, richiede un approccio olistico che affronti non solo l’aspetto dei controlli, ma anche le cause socioeconomiche, culturali e istituzionali che stanno alla base del fenomeno.
Calabrese, Molinaro e Di Iacovo hanno, poi, concordato di continuare il lavoro meritorio della Commissione per l’Emersione che ha prodotto negli anni scorsi, in collaborazione con il Centro Studi delle Politiche Economiche e Territoriali dell’Un. Mediterranea di Reggio Calabria, diretto dal Prof. Domenico Marino, ben 10 Rapporti sul Lavoro non Regolare in Calabria e un Rapporto sull’Economia Criminale, unitamente a dei manuali semplificatori delle attività di contrasto e di cultura della legalità che spesso sono stati somministrati agli studenti per una effettiva cultura della legalità.
Infatti nelle prossime settimane verrà presentato l’XI Rapporto sull’Emersione del Lavoro Non regolare in Calabria e del II° Rapporto sull’Economia Criminale in Calabria come strumento conoscitivo che serva ad orientare le politiche e che permetta di indirizzare in maniera scientifica l’utilizzo delle ingenti risorse che la programmazione regionale mette a disposizione per la soluzione di questo problema.

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