PIATTAFORME DIGITALI, NUOVI LAVORI, NUOVA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA

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Maurizio Ballistreri, Responsabile Nazionale Istituto di Studi sul Lavoro – Confial

Il 13° Seminario di Bertinoro, diretto da uno dei Grandi Maestri del giuslavorismo, il prof. Franco Carinci, organizzato a Bologna il 6 e il 7 dicembre scorsi di quest’anno anche sul tema “Il rilancio del lavoro autonomo e del lavoro agile nell’era digitale”, ha visto la partecipazione dell’Istituto di Studi sul Diritto del Lavoro della CONF.I.A.L., con il suo Responsabile Nazionale, Prof. Maurizio Ballistreri.

A Roma si è poi fatto il punto tra il Coordinatore della segreteria nazionale CONF.I.A.L. Benedetto Di Iacovo e lo stesso prof. Maurizio Ballistreri che gli ha rappresentato le principali novità con particolare riferimento alle attività formative dei quadri. Tra i due Dirigenti nazionali è stato stilato un programma di attività formative indirizzato ai quadri dirigenti di tutta Italia, anche nella prospettiva del prossimo appuntamento elettorale del prossimo anno della elezione delle R.S.U. nella Pubblica Amministrazione.

Questo il punto di vista del prof. Maurizio Ballistreri sull’argomento.

“L’economia 4.0 è ormai una realtà. Essa pone severi questioni ai policy-makers così come all’economia e al diritto, specie alla dottrina giuslavoristica, per quanto attiene temi come l’occupazione e le tutele degli addetti.

Ad esempio, oltre alle problematiche relative alla robotica e alle proposte di tassazione per finanziare la riduzione dell’orario di lavoro in funzione di creazione di nuovo lavoro, emerge prepotentemente la questione della disciplina delle prestazioni in piattaforma, quel fenomeno definito di “uberizzazione”, in cui si va costituendo un mondo del lavoro allargato, né subordinato né autonomo, né tantomeno relativo alla zona grigia della cosiddetta “parasubordinazione”: un “tertium genus” dei “dipendenti autonomi”, vero e proprio ossimoro giuslavoristico.

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                                                             Ballistreri e Di Iacovo

Il “lavoro parasubordinato” tende, quindi, ad essere superato dalle nuove dinamiche economiche e produttive, quale fattispecie del diritto del lavoro incentrata storicamente, soprattutto, sulla possibilità di ricomprendervi il lavoro svolto in condizione di sostanziale soggezione nei confronti del committente, ancorché in assenza di un assoggettamento pieno a eterodirezione.

Rispetto al cambiamento imposto dall’economia digitale al mondo del lavoro, è necessario ripensare ai modelli di contrattazione collettiva, eliminando rendite di posizione e impossibili arroccamenti sulla difesa della rappresentanza “storica”, con la trasformazione dell’ordinamento intersindacale costruito mirabilmente da Gino Giugni al tempo, in un sistema “chiuso” e tendenzialmente corporativistico, nel mentre si diffonde un nuovo pluralismo sindacale, datoriale e dei lavoratori, che, peraltro, trova nell’art. 39, comma 1, della Costituzione un architrave.

Sullo sfondo rimane irrisolto il tema della verifica della effettiva rappresentatività, della disciplina della rappresentanza in azienda in forma generalizzata e dell’efficacia erga omnes dei contratti collettivi. A tal proposito proprio la diffusione del pluralismo sindacale, sia sul versante datoriale che dei lavoratori, impone l’emanazione di una legge di regolazione degli istituti della rappresentanza, della rappresentatività e della contrattazione collettiva, certamente soft e di “cornice”, in un rapporto recettivo con l’autonomia collettiva, che potrebbe avere quale riferimento il modello francese”.

 

Tutto questo – hanno affermato all’unisono Di Iacovo e Ballistreri – ripropone la indispensabile necessità di  una contrattazione collettiva di “prossimità”, legata al territorio e alla comunità, con la valorizzazione del livello aziendale e/o territoriale in cui diffondere gli istituti della formazione continua e del ricollocamento, della partecipazione dei lavoratori, del welfare aziendale, per così come recitano le tesi congressuali della CONF.I.A.L.”.

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