“PATTO PER LA FABBRICA”?: SERVE UNA LEGGE SINDACALE. Riunione dell’Istituto Studi sul lavoro e Relazioni Industriali (I.S.L.) della Confial

“PATTO PER LA FABBRICA”?: SERVE UNA LEGGE SINDACALE

Riunione dell’Istituto Studi sul lavoro e Relazioni Industriali (I.S.L.) della Confial, presieduto dal prof. Maurizio Ballistreri,  docente di diritto del lavoro nell’Università di Messina.

Riunione di stuti ed approfondimento sulle tematiche della rapppresentatività e rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro, organizzata dall’I.S.L. (Istituto Studi sul lavoro), di cui è Responsabile il prof. Maurizio Ballistreri, docente di Diritto e sociologia del lavoro all’Università di Messina, tenutasi presso la sede nazionale della CONF.I.A.L. di via Bargoni in Roma alla presenza del Coordinatore della Segreteria nazionale Benedetto Di Iacovo e di altri esperti in materia di lavoro e quadri e dirigenti sindacali presenti in sede.

Il recente “Patto per la fabbrica” sottoscritto da Confindustria e Cgil, Cisl e Uil più che risolvere i problemi legati a rappresentanza, rappresentatività ed efficacia dei contratti collettivi, li lascia insoluti se non li aggrava.

Un aspetto appare chiaro su tali materie: non è più rinviabile una legge di attuazione dell’art. 39 della Costituzione, in materia di disciplina dei sindacati, efficacia generale dei contratti collettivi, verifica della effettiva rappresentatività. Un modello è quello francese, con la legge che sostiene l’autonomia collettiva derivante da accordi interconfederali, a patto che non siano solo quelli del club esclusivo “ad inviti” rappresentato, nella nostra epoca, da Confindustria-Cgil-Cisl-Uil; non più l’ordinamento intersindacale costruito mirabilmente sulle teorie di Gino Giugni, ma una sorta di Circolo “riservato” autolegittimante e meramente difensivo.

L’intervento legislativo dovrebbe riguardare anche i diritti sindacali in azienda, collegati alla verifica della rappresentatività con il voto e non solo con riferimento alla stipula e alla negoziazione di contratti collettivi, come deriva dall’attuale formulazione dell’art. 19 dello Statuto dei lavoratori, che consente ai datori di lavoro di scegliersi gli interlocutori sindacali, al di fuori di verifiche certe circa la reale consistenza associativa e di consenso in azienda, unico strumento di legittimazione del potere di contrattazione.

DI IACOVO-BALLISTRERI_sede 2C’è bisogno quindi, di una rilettura dell’art. 39 della Costituzione, con delle alternative, per ciò che attiene il rapporto tra rappresentanza ed efficacia erga omnes dei contratti collettivi di lavoro ricordando gli studi di Massimo D’Antona secondo cui la Costituzione “apprende dai processi storici, siano essi compresi nell’ordinamento giuridico oppure estesi alla sfera sociale, soprattutto laddove, come avviene per l’art. 39 prima e seconda parte, non contiene solo norme di dettaglio ma principi in quanto aperti ai valori e dunque alle dinamiche di inveramento dei valori che si sviluppano in ambiti diversi, quello dei rapporti tra stato e gruppi sociali organizzati, quello dei rapporti pluralistici tra organizzazioni contrapposte e concorrenti, quello dei rapporti tra le organizzazioni e gli individui che sono rappresentati, ma anche soggetti all’autorità normativa delle organizzazioni“, con il ricorso al metodo ermeneutico per una lettura “dinamica” e non “statica” della Costituzione, secondo l’insegnamento di Luigi Mengoni.

“Risulta essere sempre più urgente e necessaria la convocazione degli “Stati generali delle sigle dell’Autonomia” – ha tuonato Benedetto Di Iacovo -. Il Patto della Fabbrica tende di mantenere lo status quo, concentrando in quel vecchio e vetusto metodo degli Accordi interconfederali tra confindustria e triplice il modello contrattuale e della rappresentanza, in modo da consentire ai “giocatori in partita” di scrivere le regole del gioco.

Nei prossimi mesi e dopo le elezioni delle RSU, la Confial organizzerà una specifica iniziativa invitando tutte le sigle ad una tavola rotonda sull’argomento.

 

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