Delega Lavoro Patto Salute: verso le reti regionali di formazione

Venerdì sedici gennaio il ministro della Salute – Beatrice Lorenzin –  e quello dell’Istruzione – Stefania Giannini – hanno incontrato presso il Ministero della Salute i rappresentati delle Regioni per discutere dell’ipotesi di attuazione dell’articolo 22 del Patto della Salute – Gestione e sviluppo delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale. Nel corso della riunione sono state discusse alcune proposte del Governo fra cui quella che prevede la creazione, ferma restando la selezione nazionale degli specializzandi, di Reti Regionali di Formazione dei giovani medici, realizzate attraverso sia strutture universitarie che strutture ospedaliere, all’interno di specifiche convenzioni e con il presupposto di un meccanismo di accreditamento rigoroso.

I ministri Lorenzin e Giannini hanno condiviso un primo testo acquisendo i pareri dei rappresentanti regionali che verranno formalizzati in vista della prossima riunione del Tavolo prevista la settimana in corso per la stesura definitiva del testo. Dalla bozza provvisoria emerge chiaramente l’intenzione del Governo di rinunciare a quel “doppio canale” di accesso al Ssn, previsto nella prima bozza, che aveva fatto insorgere sindacati e associazioni professionali dei medici. Infatti, se nel vecchio testo  si prevedeva che al Ssn si potesse accedere direttamente anche dopo laurea e abilitazione in medicina e senza specializzazione ma con trattamento economico inferiore e senza qualifica dirigenziale, nel nuovo testo il “doppio canale” sparisce e al suo posto si prevede un nuovo iter per le specializzazioni con la nascita delle reti regionali formative “ospedale/università” e anche la creazione di un nuovo contratto di formazione e lavoro a partire dall’ultimo biennio di specializzazione. Conseguentemente la delega prevede che sia rivista anche la normativa concorsuale di accesso alla dirigenza del Ssn, valorizzando l’attività prestata nell’ambito del contratto di formazione e lavoro.

Resta, invece, invariata rispetto al vecchio testo, la seconda parte del documento  nella quale si sottolinea la necessità di individuare standard di personale, al fine di determinare il fabbisogno di professionisti dell’area sanitaria tenendo conto:

1) di parametri qualitativi e di efficienza di utilizzo delle risorse umane;

2) degli obiettivi e dei livelli essenziali di assistenza indicati dal Piano sanitario nazionale e da quelli regionali;

3) delle reti di offerta territoriali ed ospedaliere e del loro sviluppo;

4) dei cambiamenti della domanda di salute, legati in particolare alle modifiche demografiche ed epidemiologiche;

5) della evoluzione tecnologica;

6) dello sviluppo delle competenze dei professionisti sanitari.

Il Governo dovrà, infine, individuare, per assicurare l’erogazione dei Lea e la sicurezza delle cure, specifiche misure per la stabilizzazione del personale precario, attraverso concorsi, anche tenendo conto della riorganizzazione delle rete dei servizi.

La CONFIAL SANITA’ apprezza gli sforzi profusi da parte dei Ministri Lorenzin e Giannini, ma  esprime forti perplessità in merito all’ipotesi di un inquadramento differenziato, negli ultimi anni di corso, riservato ad un contingente limitato e variabile di medici in formazione. Quest’ultimo sarebbe “assunto” a carico delle Aziende Sanitarie del SSN e selezionato attraverso specifici bandi di concorso.  In questo caso si correrebbe il rischio di riservare disparità di trattamento nella progressione di carriera. A nostro parere, è di fondamentale importanza, inoltre, evitare che tali ruoli siano parte integrante delle piante organiche. Anche in questo caso si andrebbe incontro al rischio di saturarle e, quindi, non garantire adeguati sbocchi lavorativi alle giovani generazioni. Resterebbe ancora da chiarire se il contribuito economico che offrono le Regioni possa essere tale da garantire, direttamente o indirettamente, un incremento significativo del contingente di contratti di formazione tale da ridurre il gap tra numero di laureati e sbocchi nel post lauream. Proponiamo altresì che la legge delega definisca criteri e metodologia per la previsione e definizione dei fabbisogni su base regionale e nazionale.

 

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