IN ARRIVO L’AGENZIA SVILUPPO LAVORO PER LE POLITICHE ATTIVE: Il pensiero del Segretario CONF.I.A.L.

“Il Ministro del Lavoro ha annunciato la nascita dell’Agenzia Sviluppo Lavoro Spa.

La nuova società pubblica, stante l’evidente fallimento dei Centri per l’Impiego, che riescono a collocare poco più del 5/8 % di tutti i lavoratori avviati nel privato, nasce con il compito di svolgere un ruolo propulsivo, articolato e profondo, per lo sviluppo e l’attuazione delle politiche attive nazionali e regionali, soprattutto sul versante del matching tra domanda e offerta.

Su tale tematica strategica, a modo di vedere dell’Organizzazione che rappresento, Sviluppo lavoro dovrà tenere conto di alcuni fattori.

In primo luogo il nostro mercato del lavoro mostra gravissime criticità e segni di assoluta inefficienza, come testimoniano le ricorrenti denunce sul mismatch tra domanda ed offerta di lavoro, avvalorate dalla presenza di un elevato numero di disoccupati e, contemporaneamente, da una quota di domanda di lavoro che rimane insoddisfatta, sia sulle basse qualifiche che su quelle medio alte.

Poi, le carenze organiche e strutturali dei servizi per il lavoro, causa prima del basso livello di intermediazione da essi realizzato. C’è l’esigenza di una profonda modernizzazione della rete degli sportelli al pubblico, a cui si affianca il cattivo funzionamento dei meccanismi di mobilità.

E ancora, abbiamo fatto spesso fatica, anche nei momenti migliori della vita economica del nostro Paese, a promuovere politiche di gestione efficiente delle eccedenze di manodopera, sia per il reinserimento qualificato nell’azienda di provenienza, sia ai fini di ricollocazione sul mercato del lavoro per lavoratori che avevano un lavoro e l’hanno perso, come a volte succede con i cassa integrati, a cui vanno aggiunte le note sperequazioni nella distribuzione delle opportunità di lavoro che puniscono in particolare alcune componenti sociali (si vedano i bassi tassi di occupazione femminile e giovanile).

Alla luce di questi elementi si comprende l’impegno di Stato e Regioni volto a ripensare ed affinare la nostra strumentazione di politiche attive del lavoro nell’intento, per un verso, di affiancare il nostro sistema produttivo affinché possa essere sempre più competitivo sui mercati internazionali e, per altro verso, di sostenere i lavoratori disoccupati o a rischio di disoccupazione dotandoli di una protezione sociale “piena” che, ovviamente, deve comprendere adeguate forme di sostegno al reddito ma anche servizi per l’impiego ed attività di formazione, a partire dalla formazione delle cosiddette competenze trasversali, alla quale deve precedere, soprattutto per gli studenti nelle università e negli istituti tecnici una grande azione sull’orientamento.

Come è noto per “politiche attive del lavoro” si intende l’implementazione sull’intero territorio nazionale di misure volte a fornire in modo capillare a persone e imprese l’intera catena dei servizi necessari per favorire l’incontro fra offerta e domanda di lavoro, secondo standard adeguati a quanto accade in questo campo nei maggiori Paesi del Centro e Nord-Europa, occorre riconoscere che questa implementazione in Italia ancora non è decollata. Senza dimenticare che le Regioni hanno competenza esclusiva sui Centri per l’Impiego, tutti da ripensare completamente poiché è evidente il loro fallimento.

In quasi tutte le regioni italiane manca un servizio di orientamento scolastico e professionale diffuso capillarmente e facilmente accessibile per tutti, soprattutto per i più giovani (quello che nella lingua delle politiche del lavoro viene indicato come guidance o career service), capace di eseguire la profilazione delle attitudini e delle aspirazioni di ciascun individuo, il confronto tra le une e le altre e l’indicazione di itinerari di ricerca/formazione/riqualificazione realistici. In una parola il bilancio delle competenze degli aspiranti lavoratori e di quelli da ricollocare e riconvertire nel mercato del lavoro. Come nei maggiori Paesi del Centro e Nord-Europa, nei quali ove questo servizio funziona meglio, sono disponibili hubs che offrono un servizio di orientamento e prima informazione sulle opportunità esistenti specializzato in riferimento alle esigenze dei giovani, oppure delle donne che intendono riprendere l’attività di lavoro dopo un periodo di maternità, oppure di chi ha perso il lavoro in una crisi aziendale, e così via.

Nelle esperienze più avanzate, l’hub è uno spazio di orientamento specialistico e accompagnamento al lavoro, dipendente o autonomo, che funge anche da aggregatore di iniziative, luogo di eventi in grado di moltiplicare le occasioni di occupabilità e occupazione, con il forte coinvolgimento delle aziende, di chi domanda lavoro.

Serve, inoltre, l’istituzione dell’anagrafe della formazione, che ricalca in qualche modo l’esperienza dell’anagrafe scolastica già da tempo attiva presso il Ministero dell’istruzione, non richiede l’emanazione di nuove norme legislative: essa è già prevista dagli articoli 13,14,15 e 16 del decreto legislativo n. 150/2015, uno degli otto decreti attuativi del Jobs Act. Questa previsione non è mai stata attuata,

I buoni servizi di orientamento, formazione e riqualificazione professionale, unitamente alle competenze trasversali e al bilancio delle competenze, devono costituire la spina dorsale del sistema di condizionalità del sostegno del reddito dei disoccupati (ivi compresi i lavoratori sospesi dal lavoro con intervento della Cassa integrazione “a zero ore” che si protragga oltre i tre mesi). Di ogni beneficiario deve essere individuato il profilo sia delle attitudini, sia delle aspirazioni; deve essere individuato il percorso di formazione o riqualificazione eventualmente necessario per la rioccupazione; e deve essere seguita da vicino l’effettività del percorso stesso.

Insomma, Sviluppo lavoro, non solo è necessaria, ma ha molto da lavorare e l’auspicio mio personale, in quanto esperto di politiche del lavoro e del sindacato CONF.I.A.L. che dirigo è, che ciò avvenga con il dialogo sociale aperto, senza che questo venga rinchiuso nella cittadella dei “soliti noti”, ovvero solo con organizzazioni sindacali e datoriali del vecchio ‘900, che continuano ad avere una visione datata e assistenzialistica di queste tematiche, mentre necessità una nuova proiezione, visione, innovatività, progetto di lungo termine”.

Benedetto Di Iacovo, Esperto di Politiche del Lavoro, Segretario generale Confial

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