Sindacato e Società nel 2021. Editoriale del Segretario generale Benedetto Di Iacovo

 

di Benedetto Di Iacovo, Segretario generale Confial

 

L’anno che è da poco iniziato ha su di sé la pesante eredità di quello trascorso, segnato dalla tragedia della pandemia, a cui ha fatto seguito la più triste pagina di storia di tutti i tempi, con la violazione in modo virulento e selvaggio di uno dei più importanti luoghi simbolo della più importante democrazia al mondo, quella americana. Un vulnus pericolosissimo che spero possa definitivamente bandire personalismi, leaderismi e sovranismi esagitati. Una pagina nera che non dimenticheranno gli americani e che non potrà mai dimenticare qualsiasi cittadino democratico in ogni angolo della terra.

Ritornando all’eredità che questo anno trascorso ci lascia, non v’è dubbio alcuno che il Covid-19 ha messo duramente alla prova le persone in tutto il mondo.

La sanità, l’economia, il lavoro, la vita di tutti è stata profondamente cambiata dall’irruzione del Covid-19, con generali negative conseguenze sia per la drastica compressione degli spazi di libertà che per le crescenti disuguaglianze.

L’economia globale, che ormai si può definire “globalizzazione disumana” per le conseguenze sulle persone,  rischia di implodere. Infatti, oltre al dramma delle centinaia di migliaia di morti, la pandemia ha provocato perdite economiche colossali: 9.000 miliardi di dollari per l’anno trascorso, con una diminuzione del Pil mondiale di oltre il 4%. La domanda è crollata, ci sono grandi “buchi neri” nelle catene di approvvigionamento globale e la crisi finanziaria coinvolge mercati e materie prime. Non solo, le incognite relative al virus proiettano ombre inquietanti anche sul 2021, che dovrebbe essere l’anno della ripresa, infatti, se l’epidemia e le misure di contenimento del contagio dovessero prolungarsi, secondo il Fondo Monetario Internazionale i dati sarebbero “molto peggiori e forse addirittura probabili”.

L’Italia è uno dei paesi al mondo più colpiti dalla pandemia del Covid-19, in termini di vite umane e perdite economiche con il crollo del Pil del 9% e mentre  un pericoloso brusio circonda la discussione sulle politiche pubbliche, mettendo a repentaglio il tessuto stesso della democrazia, non si ha ancora il quadro certo delle risposte di politica economica da parte del governo e dei decisori pubblici, che appaiono incerte e contradditorie, si veda la negativa decisione della riapertura delle scuole, pur in presenza delle opportunità derivanti dall’utilizzo delle risorse del Recovery Fund e degli altri strumenti previsti dall’Unione europea, da utilizzare in primo luogo per la sanità, il Mezzogiorno e gli investimenti strategici in infrastrutture materiali, come il Ponte sullo Stretto, e immateriali, quindi in Industria 4.0 ed ecosostenibilità.

I lavoratori hanno pagato il prezzo più alto, con il calo dell’occupazione e dei consumi, l’alea della cassa integrazione e i rischi sul piano della sicurezza, mentre milioni di dipendenti sono, ancora, in attesa del rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro.

In questo contesto il sindacato non può apparire ripiegato su sé stesso, senza idee e senza proposte, senza una visione, un progetto d’insieme che sia capace, non solo di muovere contestazioni verbali ad un governo paralizzato dalle insanabili contraddizioni interne e con il quale però si fanno parate e vetrine.  Così come risulta datata e stantia un’opposizione meramente populista e controparti datoriali, Confindustria in testa, nostalgiche di relazioni di lavoro di stampo ottocentesco, desiderose di cancellare la contrattazione collettiva e la partecipazione sindacale pluralista e non in spregio all’art. 39 della nostra Carta Costituzionale.

La Confial ritiene che per il 2021 il sindacalismo italiano, al di là di antistorici steccati, debba, nelle sue componenti più responsabili, ricercare le ragioni di un’unità d’azione su quella che Pietro Nenni, indimenticato leader socialista e padre della Repubblica, che attraverso un suo Ministro, Giacomo Brodolini, dette al mondo del lavoro lo statuto dei lavoratori, definiva la “politica delle cose”, lavoro, diritti, sostegno ai redditi più bassi, equità e gradualità fiscale, decentrando il raggio della propria azione verso il basso, verso i territori, secondo una cultura comunitaria in grado di tenere in equilibrio la visione globale con i temi locali.

Il 2021 sia l’anno del post-virus che ci conduca al superamento della globalizzazione senz’anima a cui abbiamo assistito e assistiamo e a cambiamenti concreti.

Tutto cambia con una velocità repentina; la società che invecchia, il lavoro che si trasforma, richiedono quindi nuovi paradigma, economici, sociali, politici, istituzionali. Tanti nuovi soggetti irrompono sulla scena sociale e richiedono risposte adeguate e concrete, quindi nuove idee, nuovi progetti, nuova visione dell’economia, dei mercati e dell’attuale globalizzazione disumana, che devono diventare più umane.

Non si può più vivere nell’emergenza continua o alla giornata, necessita un Governo del Paese con una “visione”, una prospettiva.

Serve un nuovo Rinascimento, capace di promuovere nuova partecipazione, nuovi stimoli, il ritorno alla Polis, che  solo “nuovi costruttori di futuro sono in grado di realizzare”.

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