Come organizzazione sindacale responsabile, moderna, autonoma, libera, indipendente e profondamente radicata nei principi costituzionali, riteniamo doveroso esprimere una riflessione pubblica in merito al recente Decreto Sicurezza, nella parte in cui prevede sanzioni e limitazioni nei confronti di manifestazioni che si svolgono, seppur pacificamente, anche in forme che possano temporaneamente ostacolare la viabilità ordinaria.
La sicurezza dei cittadini è un diritto fondamentale e lo Stato ha il dovere inderogabile di garantirla. Nessuno mette in discussione l’importanza dell’ordine pubblico, della tutela delle infrastrutture, della mobilità e dei servizi essenziali.
Tuttavia, proprio in nome di quegli stessi principi di civiltà democratica, è altrettanto fondamentale ricordare che manifestare pacificamente è un diritto costituzionalmente garantito (art. 17 Cost.), tanto più quando in gioco ci sono questioni vitali come il lavoro, i licenziamenti, la dignità delle persone.
Non possiamo accettare che l’esercizio di un diritto venga trasformato in reato o che dirigenti sindacali e lavoratori, già provati da vertenze drammatiche, rischino sanzioni penali e amministrative per aver alzato la voce contro l’ingiustizia.
Il bilanciamento tra sicurezza e libertà non può mai trasformarsi in una compressione unilaterale del diritto alla protesta.
Come sindacato, ribadiamo con forza il nostro impegno a promuovere manifestazioni responsabili, pacifiche, autorizzate e rispettose delle regole, ma non possiamo accettare che una mobilitazione sindacale venga paragonata ad atti eversivi solo perché per pochi minuti attraversa una rotonda o una strada statale, nel pieno rispetto delle forze dell’ordine e del buon senso.
Chiediamo pertanto al Governo e al Parlamento di rivedere con equilibrio le norme, affinché si distinguano con chiarezza gli atti violenti da quelli civili, e che il diritto alla protesta – quando esercitato nel rispetto delle leggi – non sia criminalizzato, ma considerato per quello che è: una delle massime espressioni della democrazia partecipativa.

E il diritto a difenderlo deve restare inviolabile.
Benedetto Di Iacovo, segretario generale Confial Nazionale