“La notizia della disposizione di servizio emanata dalla direzione strategica dell’Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” di Bari, con la quale si va a limitare il potere di azione dei medici oncologi che sino a data da destinarsi non potranno più prescrivere autonomamente le chemioterapie, lascia francamente basiti”. È quanto afferma il segretario nazione responsabile dell’UGS-Unione Generale Sanità, Federazione nazionale della CONF.I.A.L. Dott. Vito Bellini in una nota alla stampa.
Intanto -evidenzia Bellini- perché la sanità deve innanzitutto curare e non fare conti che potrebbero addirittura provocare la morte dei pazienti; poi perché la deontologia professionale non deve mai essere calpestata. E’ inconcepibile il fatto che alcuni pazienti malati di cancro non possano fruire delle indispensabili cure chemioterapiche specie a ridosso delle festività natalizie.
L’istituzione di un gruppo di controllo (oncologico, farmacista e direttore sanitario) -sottolinea il segretario UGS- che operano solo ed esclusivamente vagliando i costi rappresenta la prova che non è stato evidentemente ben compreso il fine e lo scopo della Sanità che deve essere sempre e comunque al servizio del cittadino.
Tra l’altro, come in tutte le specializzazioni mediche – fa rilevare Bellini- non esiste un oncologo che sia tuttologo in quanto l’oncologia si suddivide in svariate branche. Lasciare la possibilità di deliberare completamente ad un gruppo di controllo quali un oncologo, un farmacista ed un direttore sanitario rappresenta una anomalia. inevitabilmente si creeranno problemi, a cominciare dalla prevedibile e conseguente fuga di pazienti dalla Puglia. Certamente questa migrazione determinerà ripercussioni economiche sulle casse della Regione Puglia. Pertanto sarebbe opportuno intraprendere queste decisioni interrogandosi precedentemente sugli effetti delle stesse e sulla sostenibilità dei costi. Che senso ha – si chiede ancora il dirigente sindacale nazionale- impedire le chemioterapie nelle nostre strutture e poi pagare altre strutture sanitarie in altre zone d’Italia? L’oncologia va peraltro confezionata sulla persona: ogni soggetto necessita di una propria terapia. Non si può standardizzare il sistema né si può decidere su chi deve ricevere cure. Bisogna tenere conto che sono persone sofferenti, che hanno urgente bisogno della terapia e che pur di raggiungere il risultato potrebbero fare ricorso ad atti illeciti. E ci fermiamo qui… La soluzione non c’è. C’è solo da continuare a curare perché ogni giorno che passa significa avere una possibilità in più. La ricerca avanza. Recentemente a Bari c’è stato un congresso alla presenza del Prof. Michelino De Laurentis, coordinatore di una ricerca mondiale delle cure oncologiche al seno, in cui è stato spiegato che persone che cinque anni fa avevano probabilità di decesso pari al 99%, oggi, nella stessa situazione, hanno un margine di guarigione del 60%. In ultimo, bisogna tenere presente del rapporto fiduciario medico-paziente.
Inoltre deontologicamente -conclude il segretario Bellini- queste non sono scelte giustificabili e in questo caso sarebbe opportuno che anche l’Ordine dei Medici si pronunciasse in merito”.