PENSIONI, ARRIVA IL MAXI-SCIVOLO? CONFRONTO INTERNO A CONF.I.A.L.

Un maxi-scivolo nelle grandi imprese, con la possibilità di lasciare il lavoro sette anni prima, con costi a carico dell’azienda. E’ quanto prevede un emendamento al decreto crescita in discussione in Parlamento per la conversione in legge.

Il provvedimento è stato analizzato in una apposita riunione presso la sede nazionale della CONF.I.A.L. tra il segretario nazionale Benedetto Di Iacovo e i responsabile dell’Istituto Studi sul lavoro I.S.L. Confial Prof. Maurizio Ballistreri e alcuni dirigenti delle Federazioni Nazionali, lasciando in sospeso un giudizio complessivo sul provvedimento, in attesa di vederne gli sviluppi e l’attuazione.

Si tratta di un meccanismo previsto dal nuovo contratto di espansione, che va a sostituire gli attuali contratti di solidarietà espansiva. L’emendamento in questione potrebbe favorire la modernizzazione delle aziende, o meglio, delle grandi imprese con più di 1.000 lavoratori che all’interno di processi di innovazione tecnologico, potrebbe anche favorire l’uscita dei lavoratori più anziani con uno scivolo a proprio carico fino a sette anni dalla pensione.

Il meccanismo prevede che le aziende possano anche ridurre l’orario di lavoro degli altri dipendenti e in cambio assumere nuovi lavoratori. Quindi l’impresa potrebbe ridurre l’orario di lavoro, in media non superiore al 30% dell’orario ordinario, ma potendo arrivare anche fino al 100% (cioè astensione totale), con singoli lavoratori che prestino la propria adesione, ricorrendo alla Cigs (Cassa integrazione guadagni straordinaria) per una durata massima di 18 mesi. L’azienda infine può ricorrere a licenziamenti anticipati dei dipendenti che non abbiano sino a 84 mesi per arrivare alla pensione di vecchiaia o anticipata: non si tratterebbe di prepensionamenti, ma di una procedura di esodo agevolato.

Nello specifico per i lavoratori “a non più di 84 mesi” dalla pensione “il datore di lavoro riconosce per tutto il periodo e fino al raggiungimento del primo diritto a pensione, a fronte della risoluzione del rapporto di lavoro, una indennità mensile, liquidabile anche in unica soluzione, commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro”.

Se il lavoratore è prossimo alla pensione anticipata “il datore di lavoro versa anche i contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto, con esclusione del periodo già coperto dalla contribuzione figurativa a seguito del licenziamento”.

Prevista anche una clausola per evitare nuovi casi di esodati, con la precisazione che “leggi e altri atti aventi forza di legge non possono in ogni caso modificare i requisiti per conseguire il diritto” alla pensione “vigenti al momento dell’adesione” all’uscita con scivolo aziendale.

CONF.I.A.L. nazionale seguirà l’andamento del provvedimento e farà le sue valutazioni e adotterà ogni iniziativa tesa al miglioramento del provvedimento, perché possa diventare una leva in più al servizio dei lavoratori e delle lavoratrici in questione.

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