RIFORMA MADIA E PRECARIATO. UNA OCCASIONE MANCATA. LA POSIZIONE DELLA CONF.I.A.L.

di iacovo ballistreri 22-2-2017<<La riforma Madia della pubblica amministrazione è stata completata con l’approvazione dei decreti attuativi e contiene alcuni importanti provvedimenti, ma ha perso l’occasione per risolvere il problema del precariato storico. Questo è grave – ha affermato il coordinatore nazionale della CONF.I.A.L. Benedetto DI IACOVO – è poiché il precariato è un male terribile che incide sul vissuto di un’intera generazione che si trova nell’impossibilità di programmare in maniera certa il proprio futuro>>. Questo provvedimento – a parere della CONF.I.A.L. – non affronta, per come avrebbe dovuto il problema alla radice. I requisiti richiesti, di aver svolto 3 anni di lavoro anche non continuativo negli ultimi otto anni e la formula del concorso con posti riservati sembra una soluzione, ma per essere efficace e chiudere con questa brutta pratica degli ultimi vent’anni, deve tenere conto, anche, di diversificate e storicizzate situazioni, come quella degli ex LSU ed LPU. Soprattutto nel Mezzogiorno esiste un tipo di precariato storico, nel senso che ormai ha una durata ventennale, che è costituito, appunto, dagli LSU ed LPU, meglio conosciuti come Lavoratori socialmente utili o di pubblica utilità. Questi lavoratori hanno svolto e svolgono tuttora un ruolo insostituibile all’interno delle istituzioni, dei nostri comuni, province, regioni, in particolare, con un salario e un livello di tutele e di ore di lavoro molto inferiore a quello dei loro colleghi assunti a tempo indeterminato. Molti piani e progetti di stabilizzazione sono stati fatti e una parte del bacino è stato svuotato, ma ancora oggi una parte considerevole di questi lavoratori in Calabria, Puglia, Campania e Sicilia, rimangono in una insostenibile situazione di precariato. Un bacino che riguarda complessivamente circa 40.000 unità utilizzate dagli Enti pubblici per oltre un ventennio. Nel caso della Calabria, circa 4.900 di questi sono inseriti nei gangli vitali degli Enti locali attraverso un contratto a tempo determinato ea 26 ore, reiterato per la terza annualità. Da premettere che questa contrattualizzazione è stata preceduta da una orribile forma di utilizzo degli stessi da parte di Comuni e province (senza diritti e senza tutele, quasi come dei lavoratori a nero, invisibili e senza tutele previdenziali) da oltre 20 anni, facendo, ormai sì che senza questa forza lavoro, gli Enti non potrebbero assicurare i servizi ordinari ai cittadini. La riforma e la stabilizzazione dei precari sarebbe l’opportunità per fare un atto di giustizia in favore di questi lavoratori che per troppi anni sono stati lasciati nel limbo della precarietà.  Ma per fare questo, bisognerà tenere conto che molti Comuni in dissesto non potranno mai provvedervi e, quindi, occorre una precisa disposizione normativa che estenda la possibilità di stabilizzazione a questi lavoratori, perché per come il provvedimento legislativo è stato formulato, questi, senza deroghe per i Comuni in dissesto, ai vincoli assunzionali, ai patti di stabilità, ecc, rimarrebbero fuori. Per evitare che si perpetri nei confronti di questi lavoratori l’ennesima ingiustizia la CONF.I.A.L. sollecita il Ministro Madia (alla quale ha indirizzato una specifica comunicazione), i Presidenti delle regioni e le deputazioni delle regioni interessate ad intervenire nelle sedi opportune per assicurare anche agli LSU ed LPU i benefici del Piano di stabilizzazione straordinario per i precari della PA. Dopo vent’anni di attesa è una questione imprescindibile di giustizia e di equità>>!

Benedetto Di Iacovo, Coordinatore Nazionale CONF.I.A.L.

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